Pietro Pianta

Pietro Pianta, calciatore

Ultima modifica 30 maggio 2024

Piero Pianca

Pietro Pianta (Pere, per gli amici pontelongani, 1940-2015) è una vera e propria gloria per il calcio pontelongano. Ha cominciato a tirare calci al pallone come tutti i ragazzi suoi coetanei (ricorda le interminabili partite alla Casa del Popolo) quale unico gioco accessibile in tempi molto duri che non permettevano distrazioni alternative. Poi, dimostrando un talento non comune in porta (nessuno riusciva a far voli acrobatici come lui) è entrato come portiere nella squadra pontelongana che allora giocava in Prima Divisione.  Alla fine del campionato, il farmacista del paese, il dott. Paoluccio Paolucci, lo convinse a sottoporsi ad un provino per gli allievi del Padova.


Tansini, preparatore dei giovani calciatori, ebbe fiducia in lui e gli trasmise la grinta necessaria per affrontare gli avversari e per sentirsi a suo agio tra i pali della porta. Ma a vent'anni, non vedendo vere prospettive davanti a sé, poiché a Padova la strada era sbarrata da portieri di alto livello, partì volontario per il servizio di leva. Fu assegnato proprio a Padova e poté quindi continuare a giocare con le Fiamme Oro in 4a Serie e tenersi in allenamento. Ma restava il problema del suo futuro. Dopo il congedo gli arrivò una lettera del Padova che lo invitava a presentarsi in sede per le visite mediche di rito per i giocatori. Su pressione dei fratelli ci andò. Montanari, che allora guidava il Padova, non lo accolse con grande entusiasmo, visto che aveva a disposizione ben tre portieri già ben collaudati: Bonello, Arbizzani, Bazzoni. Fu così che fu avviato, in prestito, all'Anconitana. Era una situazione che non lasciava speranze di carriera. A fine campionato tornò al Padova, convinto che quello sarebbe stato per lui l'ultimo anno di impegno calcistico. E invece una serie di circostanze a lui favorevoli lo portò ad essere il portiere titolare. Infatti Arbizzani ebbe un infortunio ad una gamba, Bonello si slogò una spalla, Bazzoni era ammalato.

Padova

Con i primi guadagni consistenti riuscì ad aiutare la propria famiglia, una numerosa (sette fratelli) famiglia di operai che non nuotava certo nell'oro. Pietro prese consapevolezza delle proprie possibilità e questo gli diede una carica tale da riuscire a dare delle prestazioni veramente eccezionali. Fu così che divenne l'idolo degli sportivi padovani. I giornali cominciarono ad occuparsi sempre più spesso di lui, tanto da attirare l'attenzione dei grandi club al punto che l'anno dopo fu ingaggiato dal Cagliari. E qui poté giocare con Riva, Cera, Boninsegna, Longoni. E tra Riva e Pietro nacque un'amicizia profonda: li chiamavano i fratelli siamesi del Cagliari. Nel primo anno, con questa squadra, Pietro giocò ben quindici partite del campionato. E il Cagliari viaggiava tra i punteggi più alti della Serie A. Ma durante l'estate il mercato, con i suoi interessi ed i suoi scambi, stabilì che il portiere del Cagliari sarebbe stato Reginato, un portiere che raggiunse il record di imbattibilità e che costrinse perciò Pianta ad un lungo periodo di panchina. Quando a Silvestri subentrò Ettore Puricelli le cose cambiarono. Sotto la sua guida disputò ventidue partite di campionato senza mai sbagliare un colpo. Poi arrivò Manlio Scopigno che prese a cuore la sorte del portiere pontelongano e, sapendo che a Cagliari la sua carriera era praticamente bloccata dalla presenza di Albertosi, si impegnò a trovargli un'altra sistemazione, degna delle sue capacità. Fu così che Pianta passò al Mantova, in Serie B, disputando un ottimo campionato. Ma sperava di ritornare al Cagliari. E invece fu ingaggiato dal Vicenza, praticamente a casa.


E qui, nella sua terra, trovò la serenità e la forza di continuare, sostenuto dal caldo abbraccio dei suoi tifosi. A Vicenza rimase per due anni, 1969-70 e 1970-71. Furono per lui due anni molto belli, ricchi di soddisfazioni. Poi passò all'Atalanta per altri due anni, ma nel '72-'73 questa squadra fu retrocessa in Serie B e Pietro cambiò di nuovo: passò al Cremona prima come portiere (1 anno), poi come preparatore di portieri (4 anni). E qui la sua carriera ebbe una svolta definitiva: frequentò un corso per allenatori e preparatori e poi passò al Como dove assunse il ruolo di preparatore di portieri per 6 anni.

Pontelongo, per iniziativa dell'Amministrazione Comunale, volle nel 1965 assegnargli un riconoscimento ufficiale: una medaglia d'oro per meriti sportivi conferitagli durante una seduta straordinaria del Consiglio Comunale, alla presenza di moltissimi compaesani che vedevano in lui il simbolo di un riscatto da molti sognato, ma che pochi sono riusciti a realizzare. E ancora, nel 2003, un altro atto ufficiale ancora più importante: il conferimento della nomina a Cittadino Onorario di Pontelongo.

 

Biografia tratta da: Pontelongo, Cento anni di Sport, del Prof. Umberto Marinello, 2010.

100 anni sport


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