Murale Scuola Media
Ultima modifica 5 giugno 2023
CERIMONIA DI INAUGURAZIONE DEL MURALE, scuola media G.Leopardi, domenica 27 giugno 2021.
Stiamo assistendo in questo momento, a Padova, ma anche in tanti piccoli paesi , ad un forte incremento e sostegno dell’arte urbana o Street art, sia come possibile elemento di riqualificazione estetica che, come momento di partecipazione collettiva: ossia la creazione di un dialogo diretto tra artisti e abitanti che genera quella forza capace di spingere le persone ad uscire fuori dalla propria casa accogliendo/criticando, in qualche caso, la storia che gli viene raccontata nel disegno, ma generando sempre momenti di scambio e di incontro tra Arte e cittadini. Un museo a cielo aperto di cui non dobbiamo pagare il prezzo del biglietto. L'Amministrazione di Pontelongo ha voluto fortemente che questo elemento caratterizzasse la scuola, perché sono i ragazzi i veri protagonisti del nostro futuro paese, nel rispetto degli ambienti circostanti e con la guida di professionisti: educatori , artisti e studiosi dell'arte. Solo investendo nelle nuove generazioni possiamo sperare in quel cambiamento di cui il mondo, il pianeta, hanno bisogno. Spesso critichiamo le Istituzioni, lo Stato, per le contraddizioni e il disagio che vediamo esprimere dalle nuove generazioni, ma quando queste stesse Istituzioni raccolgono le istante sociali più cocenti, più vivide, quando sono le Istituzioni che scelgono di investire sui giovani e riunirli sulla linea di luce di un orizzonte comune, allora forse il cambiamento diventa una strada più facile da percorrere tutti insieme. Il nostro piccolo Comune è orgoglioso di questa collaborazione fra Scuola e Tony Gallo che è un apprezzato e anticonformista rappresentante della arte urbana: l'obiettivo è dare impulso a una nuova generazione di ragazzi che si faccia protagonista del cambiamento sociale.
Sara Berto, Consigliere con delega alla Scuola.
Visita il sito di Tony Gallo
Frammento video dell'intervento di Tony Gallo.
Dopo quattro anni a Pontelongo ho ben chiaro quanto la scuola sia centro nevralgico, riferimento sensibile e per nulla secondario per il suo tessuto sociale. È certamente una delle sue missioni, ma non bisogna mai darlo per scontato perché non è nemmeno così facile attuare un tale proposito. Oltre che legante sociale la Scuola è un'istituzione aperta, che interagisce con tutte le altre auspicando la crescita del nostro territorio. In pochi anni ho visto nascere, costruire e - per fortuna questa volta! - coronarsi grandi idee che mai come ora sono solo premessa ad altre novità: quando coinvolgiamo i nostri figli in qualcosa di grande diventano grandi! E il Progetto Murales lo è davvero!
Nelle ultime settimane di scuola già mi chiedevano cosa avremmo realizzato il prossimo anno! Non vedono l'ora tocchi a loro per i prossimi passi di questo cammino creativo. Si tratta di un "compito di realtà" che li entusiasma, li immedesima in un mondo che finora poteva apparir loro lontano. Invece ora sognano, e ad occhi aperti!!! Rendiamoli protagonisti questi ragazzi, facciamoli sentire importanti!
Il decoro urbano non è elemento secondario in un paese. Questo intervento di Tony Gallo è una chicca che va ad arricchire la già complessa stratigrafia storica, iconografica, narrativa di Pontelongo che si racconta già solo dalle facciate dei suoi muri, dalle sue architetture. Una pittura che va a riempire di colori l’ambiente in cui si cerca ogni giorno di inventarne di nuovi, di aprire strade luminose per il futuro. Lo identifica nell’immaginario. E lo rende un po’ più al passo con le nuove generazioni che fuggono sempre più di un passo oltre il nostro percepirle."
Simone Del Pizzol, docente scuola media G. Leopardi di Pontelongo
Graffi a Pontelongo: il muro di Tony Gallo. Arte e istruzione come simbolo di crescita
Un muro è la separazione di uno spazio, è l’idea che si ha di una protezione, un esempio su tutti le mura domestiche in cui si cresce che sono il simbolo di una famiglia, un muro separa l’esterno dall’interno. Un muro pubblico, cos’è? È la parete della città, è il luogo che crea e sorregge la comunità, un punto di riferimento per gli abitanti che si sentono, attraverso la fortificazione, protetti e uniti. È impensabile oggi discernere i muri quotidiani riempiti di manifesti, scritte, volantini appesi, strappi, banner pubblicitari: sul muro c’è la storia che si fa sull’intonaco e sulla citta, ecco cos’è un muro, una divisione che, in fondo, unisce.
Dalle sinuose linee della réclame francese di fine Ottocento con i primi manifesti affissi disegnati da Henry de Toulouse-Lautrec, alla nascita del linguaggio pubblicitario nel corso del Novecento si è sempre sentita forte la presenza dell’uomo (singolo o collettivo) sulla “pelle della città”, sui muri. E dai muri, dalle periferie cittadine, dal sottoterra metropolitano newyorchese sul finire degli anni Sessanta, anni della Pop Art, nascono i primi veri e propri “graffi” della città, segni e disegni che indicano l’appartenenza ad una gang, ad una crew, nascono le tag, i simboli che identificano le zone e i loro occupanti, nasce la contaminazione mista a rabbia e voglia di emergere, nascono i primi graffiti contemporanei. New York anticipa la globalizzazione che qualche decennio successivo mescolerà nel mondo contemporaneo musica, lingue, suoni e disegni che, oggi, attraverso i social network si diffondono con estrema velocità riuscendo ad essere poi dimenticati e surclassati con la stessa rapidità con cui sono nati. Si mescolano ideologie, religioni, colori di pelle ed etnie differenti tra le strade newyorchesi e da indagine sociologica a fenomenologia di un popolo e di un tempo storico nascono i primi artisti riconosciuti poi a livello mondiale come gli ideatori e ispiratori di tanti artisti successivi: Keith Haring, Toxic, Jean-Michel Basquiat, Futura 2000, sono i nomi che riempiranno le pagine della storia dell’arte della nascente street art, fino ad arrivare a nuovi artisti di ultima generazione come Banksy, Blu, Os Gemeos.
Il graffitismo prende le sue origini da un’esigenza rabbiosa di esprimere non tanto l’impressione del momento né solo l’espressione del sentire, ma fonde entrambe le cose per arrivare a lasciare un segno sulla pelle della città: i muri sono saturi di colori e segni, contornati da una musica che fonde balli e ritmi tribali con un linguaggio proprio desunto dalla strada, il sorgente rap, le sfide fra le varie fazioni di quartiere si combattono quindi a suon di musica e di bombolette spray. Linguaggi entrambi incisivi, che arrivano dritti al cuore e al cervello della gente che passa e osserva stupita, idiomi veloci nell’esecuzione in un sottosuolo illegale e condannabile per deturpazione del bene pubblico. Il colore portatile grazie alle bombolette spray diventa tutt’uno con il muro, malleabile per creare segni-disegni, una sorta di alfabeto decifrabile solo dagli appartenenti alle crew, ai gruppi, e non a caso i primi graffiti sono definiti “pisciate di cane” poiché ogni cane che passa segna il suo territorio e i muri si riempiono di segni su segni. I primi arresti da parte delle forze dell’ordine creano i miti tra gli artisti di strada che si ribellano al mercato dell’arte fatto di gallerie, quotazioni, aste e la vera arte contemporanea non si trova dentro le mura, ma fuori e il muro, come la strada, diventa la nuova tela dove dipingere.
Il muro è lo spettatore di un mondo in cambiamento tra colori fluo e la nascita della musica visiva attraverso MTV e i video musicali, sono gli anni in cui si parla della guerra fredda tra USA e URSS, degli yuppie e della lotta di classe, dell’AIDS e sui muri la testimonianza veloce di una guerra mai vista: quella generazionale che non ha lotte da perseguire né sociali né sessuali né ideologiche, la guerra di allora è quella dell’accettazione di sé in un mondo che vuole tutti simili e controllati e il segno di strada esplode.
Dalla rabbia iniziale si passa negli anni successivi all’accettazione dei graffitari che diventano meno veloci e istantanei: la gente li cerca, il popolo di strada li riconosce e ne distingue il significato, gli spazi non si fanno notturni e clandestini, ma sempre più spesso sono concordati legalmente tra pubblico e privato, è l’evoluzione della street art dove non si segna e graffia più, ma si disegna, si pensa, si calibra e si crea in spazi sempre più grandi riconosciuti e riconoscibili. Dal graffitismo alla street art per finire all’urban art, quasi un’esigenza delle città di “possedere” non un graffio, ma un segno indelebile che fa parte dell’arredo urbano per rivalutare posti dimenticati e valorizzare invece altri su cui porre l’attenzione. Dagli arresti pubblici alle inaugurazioni in presenza delle autorità e cittadini il passo è breve: l’arte al muro ha compiuto la sua evoluzione circondandosi di benevolenza e identificazione. Ogni writer racconta la sua storia e lascia sul muro la sua impressione condividendola poi con il resto della cittadinanza, sono opere effimere destinata col tempo forse a lasciare il posto ad altri segni e colori, a sgretolarsi e perdersi nella fragilità con cui sono composte, ma ciò che conta è il messaggio che passa e resta per le generazioni future: oggi street e domani?
Sul muro della scuola media statale “Giacomo Leopardi” di Pontelongo è stata fatta una scelta che ha piena aderenza con il concetto di street art contemporaneo da un artista di nuova generazione, Tony Gallo, artista padovano al quale è stato chiesto di dare vita al muro della scuola con i suoi caratteristici personaggi antropomorfi e silenziosi intenti a creare un legame da lato a lato con una fila di omini di carta che li unisce in una catena, in un tripudio di colori e forme. Un gioco antico, imparato sui banchi di scuola per una scuola a simboleggiare l’unione tra le diversità, le etnie, i colori e i pensieri che uniscono la lunga strada intrapresa all’interno della scuola. L’insegnamento quindi non si ferma all’interno delle mura dell’edificio, ma prosegue poi all’esterno con i ragazzi che saranno poi gli uomini e le donne di domani formatasi nella scuola pontelongana. L’istruzione e l’attenzione posta ad iniziative che portano i ragazzi a contatto con la realtà globale esterna sono legate ora ad un muro dipinto da Tony Gallo che pone l’accento nelle forme semplici e mai banali dei suoi protagonisti come sfingi e guardiani di un sapere silente: i sensi, qui rappresentanti con bocca, orecchie e occhi, sono raffigurati con lievi accenni per fare in modo che con questo linguaggio ci sia sempre più attenzione per la capacità di apprendere e ascoltare. Ogni omino ritagliato sorregge un altro piccolo essere e via via a creare una rete unica di legami in cui davvero l’unione fa la forza e crea una struttura compatta e forte così come deve essere la giovane comunità a cui il paese viene consegnato in un prossimo futuro.
Le tecniche e i colori usati derivano dalle bombolette spray e dalle vernici e hanno lo stesso odore che proviene dal mondo della street art, di quei muri che fanno ora parte del quotidiano e sono il frammento della storia di ognuno, parte di una magia, parte di un sogno e di una poesia che non si è sopita, ma è sempre un universo in crescita. Pontelongo già nel dopoguerra ha avuto un “graffio” sul muro durato per diversi decenni e che fu voluto dall’allora parroco locale nella struttura dell’edificio della piazza principale adiacente alla chiesa parrocchiale, monsignor Valentino Caon fece scrivere sulla facciata del palazzo la frase in un elegante corsivo “perché figlioli siate migliori di noi”. Un insieme di parole a capeggiare dall’alto la piazza e ben visibile da ogni angolo di strada nell’ariosa apertura del piazzale, un monito, una speranza di una generazione passata che usciva da una guerra devastante come augurio verso le nuove generazioni, per i figli, per coloro che avrebbero dovuto essere migliori, per guardare il futuro senza arrendersi mai ricordando l’origine dei sacrifici e proprio sul muro visibile come un tatuaggio sulla pelle del paese. Le generazioni successive hanno raccolto quindi la sfida e si ritrovano oggi a continuare l’opera iniziata, con un nuovo muro, un murales colorato denso di significati, un altro tipo di alfabeto fatto non di grafia, ma di segni e colori, un muro con il quale iniziare un viaggio e concluderlo poi per essere figli del mondo senza mai scordare il proprio passato.
Si ama e si odia il posto in cui si vive e si è vissuti, ci si porta via poi solo la parte migliore perché si lega a ricordi ed emozioni in cui si associano colori, forme, odori, suoni: è la città decantata a suo tempo dai Futuristi in cui i rumori di fondo sono le vibrazioni della contemporaneità. Forse una casualità nelle stesse parole usate, ma Pontelongo con la presenza della Casa del Popolo su progetto del futurista Quirino di Giorgio, ha fatto sua la città del futuro ricolma di arte, cultura, iniziative e aspettative legate poi ad un fiume, il Bacchiglione, che ancora oggi unisce e divide il paese, ma che scorre, a volte lento e altre impetuoso, lasciando passare i suoi figli, con la speranza che un giorno siano, davvero, “migliori di noi”, migliori chi li ha preceduti, sempre.
Massimiliano Sabbion, 27.06.2021